SELVAGGIO BLU ... SULLA PELLE DEI PASTORI

SELVAGGIO BLU - SARDEGNA: un trekking di 5 giorni che percorre tutta la costa del Comune di Baunei, tra la Pedra Longa e Cala Sisine.

E' famoso per le sue difficoltà alpinistiche che costringono ad alcune arrampicata, a svariate discese in corda e ad affrontare alcune scale di ginepro, testimonianza indelebile delle fatiche secolari dei pastori di un tempo ... ed in buona parte, sebbene più mitigate, anche di oggi!

Per come la vediamo noi, infatti, non è possibile ridurre un'esperienza in una terra che la modernità è riuscita a "contaminare" solo in minima parte, in una sequenza di calate e arrampicate  ... E' piuttosto un omaggio all'attaccatura di questo popolo alla sua terra, una terra aspra, severa ed al contempo meravigliosa!
Selvaggio Blu è un'ode ai pastori, per lo più caprari, che per secoli hanno vissuto una totale simbiosi con questo incredibile animale.
Le scale in ginepro, il cosiddetto "acciaio sardo", non sono altro che l'interpretazione, povera e locale, dei nostri sentieri attrezzati, le varie istrade rappresentano un parallelismo perfetto con i nostri viaz, da noi vie di cacciatori, qui di pastori di capre.
Cuili (ovili) sospesi come nidi d'aquile, storie di navi affondate e di futili motivi, vasche d'acqua segrete e aie carbonili sono capaci di raccontare i piccoli segreti di ogni ruga di questo meraviglioso mare di calcare e restituiscono il dovuto valore alla vita di questi uomini incredibili.

Non c'erano solo i caprari, in realtà ogni tanto si riusciva a portare fin quassù/quaggiù (... boh?) anche mucche e maiali, le cui necessità ed abitudini imponevano comportamenti completamente diversi, senza dimenticare i carbonai toscani che si muovevano agevolmente in zone a noi oggi incredibilmente difficili!
Insomma, nel luogo più Selvaggio d'Italia, il suo trekking più famoso racconta storie di uomini e queste storie sono davvero bellissime, specie se raccontate, spesso con gli occhi di quel bambino che tante volte a chiesto ai nonni di tornare a raccontargliele, da ragazzi del luogo che hanno deciso di non abbandonare un territorio povero, di non svenderlo ad un turismo facile e distruttivo, ma di mettersi lo zaino in spalla e di accompagnarti alla sua scoperta!

Le calate le possiamo fare ovunque, le brevi arrampicate o ferratine che siano, non hanno possibilità di competere con quanto si può trovare in giro, ma Selvaggio Blu vince per le sue storie di uomini, per il sapore delle sue carni e dei suoi formaggi (che l'Unione Europea sta cercando in tutti i modi di cancellare), per le notti stellate (e le belle lavate ... sotto la pioggia!), per gli occhi delle sue voci narranti, per la consapevolezza di essere in una terra in cui non si vogliono assolutamente tradire le proprie origini (alla faccia di ... vabbè, lasciamo perdere)!

Due note tecniche:
Ideatori del percorso furono, negli anni '80, Mario Verin e Peppino Cicalò, mentre il suo grande "angelo custode" è Antonio Cabras, certamente un punto di riferimento per l'escursionismo in Sardegna.
Il percorso completo è lungo circa 60 km, richiede 5 giorni ed impone un dislivello giornaliero sempre tra gli 800 e i 1.000 metri.
La fatica più grossa è data dal fondo su cui si cammina, mai rilassante: appena alzi gli occhi ... t'inciampi!
Per guardarsi intorno occorre fermarsi, ma di certo non dispiace!
Le parti alpinistiche sono tutto sommato semplici e ben attrezzate, per quanto il mare ed i suoi effetti non facciano sempre dormire sonni tranquilli (le catene di Plummare sono ancorate a spit sulla cui tenuta non scommetteremmo uno spriz ... spit per spriz!)
Qualche passaggio non attrezzato richiede un passo assolutamente sicuro ed una certa confidenza con appigli ed appoggi.
La segnaletica è ... insufficiente! L'unico modo per muoversi in autonomia sono le tracce gps, senza dimenticare quelle relative alle vie di fuga, assolutamente indispensabili in caso di cattivo tempo o difficoltà in genere.

Farlo in autonomia è di certo una bella sfida: l'acqua è praticamente assente e portarsela tutta in spalla è impensabile; si aggira il problema in due modi: portando preventivamente ai vari punti tappa il materiale necessario, oppure facendosi raggiungere da un service giorno per giorno (attenzione che i rifornimenti via mare non possono essere garantiti a prescindere ... se il mare s'ingrossa il gommone non arriva, ma, alle varie cale, non arriva neppure la jeep!)
Il segnale telefonico è inaffidabile, di solito "si prende" quando si è fronte mare, ma appena ci si dirige verso l'interno non c'è "campo"... considerate che un qualsiasi incidente, anche minimo, qui può diventare un gran bel problema.
Un consiglio: non andateci da soli, fatevi aiutare da qualche local, fatevi organizzare le loro cene, condividete, stringete amicizie, vivete questa meravigliosa terra onorandola!
Noi ci appoggiamo alla cooperativa Golortizè, perchè mai come in questo caso: "Chi fa da sè, non fa per tre!"

Bibliografia:
GUIDA AI SENTIERI DI SELVAGGIO BLU
Autori M. Verin, G. Castelli, A. Cabras.
Edizioni Bellavite


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