LADAKH ... UN ANGOLO DI PARADISO!

Parti con l'idea di andare in India ... e ti ritrovi in Paradiso!!!
In una riga, ecco condensata l'ultima esperienza di trekking vissuta tra le vette più occidentali della Catena Himalayana.
Infatti è impossibile per noi occidentali non associare all'India situazioni come folla, afa, confusione ... ma quando atterri a Leh, capitale di questa piccola regione a 3,500 metri, capisci che sei davvero in un luogo diverso!
La prima parola che ti salta in mente è "deserto", un vero e proprio deserto di alta quota, dove la vegetazione segue fedelmente solo e soltanto il serpeggiare del fiume Indo che, pigramente, scorre in una valle dolce e ampia, evidente ricordo di ere glaciali ormai lontane!

Arrivare a 3.500 metri è sempre un botto: il solo respirare tranquilli diventa un obiettivo, salire le scale dell'albergo col borsone ... un sogno!
Ma per fortuna con 100 rupie c'è chi con solerzia e sorriso è pronto ad aiutarti!
Leh è una cittadina di 27.000 anime, tutte con un sorriso gentile ed un'aria tranquilla e coinvolgente.
Non manca purtroppo l'usanza di strombazzare sempre e comunque, caratteristica di tutti i popoli del Sud Est Asiatico!
Il Buddismo è ovunque, ruote di preghieri e piccoli e grandi stupa impreziosiscono la città, sorvegliata da numerosi e bellissimi templi, posti sulle alture più panoramiche della valle.

Gli alberi, fedeli seguaci dei corsi d'acqua sono tutti pioppi cipressini e salici, che ingentiliscono un panorama altrimenti davvero aspro.

Non ci sono le musichette tipiche di Kathmandu, ma la sensazione è di non essere in un luogo troppo diverso; gli stessi abitanti hanno tratti somatici molto più simili ai popoli sherpa e tibetani che a quelli dei loro connazionali indiani.
L'ormai anacronistico conflitto con Pakistan e Cina porta tra questi monti un'incredibile quantità di soldati ed un'enorme scritta, illuminata di notte sulla montagna, NATION FIRST, spiega bene l'animo che ancor oggi motiva la difesa del confine.

Dopo un paio di giorni da turisti è ora di partire!
Un viaggio in furgone fino al fiume Zanskar è il primo passo verso una gran bella avventura!
Per dieci giorni nessun whatsup, nessun sms, nessuna telefonata ... il Ladakh è un'esperienza di "silenzio tecnologico" (anche il telefono satellitare è vietato a causa del rischio di attentati che caratterizza l'area).

E da qui ...

Si aprono le porte della Markha Valley, una destinazione blasonata, presente in tutte le agenzie di trekking di Leh, ma, una volta qui ... siamo praticamente soli!
Solo un gruppetto di 6 tedeschi si affianca a noi, ma in modo assolutamente discreto (chissà se anche loro diranno lo stesso di noi ... !!!)
La traccia segue il corso del torrente Markha, alzandosi solo di rado sulle sue sponde.
E' un continuo guado tra pareti di conglomerato davvero friabile, arbusti di Tamerice (?) e tante, tantissime testimonianze buddiste: gompa, muri mani, monasteri.
Appare chiaro come questa valle, oggi segnata da un senso di abbandono, un tempo rivestisse un ruolo fondamentale negli spostamenti del popolo laddakho, un popolo ancor oggi in buona parte nomade, legato alle necessità di garantire un pascolo alle seppur limitate greggi.
La Markha Valley impegna per quattro giorni, l'ultimo dei quali ripaga abbondantemente dei primi tre (forse un po' monotoni, ma non certo privi di fascino e di motivazione).
Giunti nell'alta valle si apre il paradiso: pascoli perfetti, un panorama di cime assolutamente unico e la catena del Kang Yatze con i suoi 6.400 metri ed i suoi ghiacciai a regalare contrasti unici.
Non c'è che dire, l'alta valle della Markha è un vero paradiso in terra; specie al tramonto il sole radente regala luci e colori che ognuno si porterà sempre nel cuore.
Siamo ormai a 4.700 metri, l'indomani ci attendono i 5.260 metri del Gongmarula Pass, ma qui non si pensa al domani, ci si gode l'ora, l'adesso, l'attimo che quassù è davvero stupendo.
Stendersi sul prato ed inseguire le nuvole con lo sguardo non è un gioco, è un dovere irrinunciabile per chiunque abbia la fortuna di arrivare quassù.



Anche il passo, malgrado la quota se ne va veloce; i sentieri sono meravigliosi, grazie alle attenzioni dei locali che tolgono i sassi uno ad uno per facilitare il passaggio dei loro cavalli, insostituibili in questi luoghi.
La discesa si infila nella gola del torrente Chuskyurmo, che tra formazioni rocciose assolutamente incredibili, ci permette di scendere di oltre 1.000 metri di dislivello fino al nuovo campo.
Lasciata la Markha Valley, andiamo alla scoperta dello Stok Range: WoW!

Ci aspettano ancora tre giorni di trekking tra passi sempre sul filo dei 5,000 metri, in luoghi assolutamente "lontani", silenziosi ed indimenticabili.
La Catena degli Stok è bellissima, tracce attraversano interi versanti, noncuranti del fatto che ... non si può sbagliare: un banale inciampo potrebbe avere conseguenze fin troppo serie, ma di contro abbiamo l'opportunità di vivere tre giorni in spazi enormi ed incontaminati e tutti, assolutamente, solo per noi!


Arriviamo così al campo base dello Stok Kangri, a 5.020 metri. La cima, con i suoi 6.134 metri, fa davvero gola ed aiuta a sopportare quel po' di casino che è tipico di ogni campo base.
Purtroppo il nostro è un trekking ed i giorni a disposizione per tentare la cima sono soltanto due ... ed il primo se ne va sotto una nevicata che, sulla montagna, regala uno strato di verglass, difficile da affrontare in sicurezza!

L'esperienza vissuta nei dieci giorni di trekking precedenti è stata così appagante che la piccola "sconfitta" per la rinuncia alla cima si stempera velocemente, sopraffatta dagli indelebili ricordi di tante meravigliose giornata insieme, dalla consapevolezza di aver vissuto in un luogo unico e non ultima dalla voglia di doccia e birra che alla fine rivendicano il loro favoloso ruolo!!!




Scherzi a parte, un grazie di cuore a tutti i partecipanti che hanno saputo sempre dare il giusto valore al gruppo, dimenticando le piccole, naturali, pulsioni individualistiche, regalando un clima sempre sereno ed entusiasta!!!

Jullay ragazzi e adesso: buona estate a tutti!

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