FERRATA DELLA MEMORIA ... VAJONT

Oggi abbiamo salito per la prima volta, in questa stagione 2018, la bellissima ferrata della Memoria, nata da un'idea del CNSAS ed in particolare dell'allora responsabile Fabio Bristot Rufus.
La linea risale la verticale parete destra della gola del Vajont, la stessa che, il 9 ottobre del '63 fu percorsa dall'enorme massa d'acqua conseguente alla frana del monte Toc, portando alla morte di oltre 2.000 persone.


L'ambiente è davvero impressionante, verticale, emozionante. La ferrata, perfettamente attrezzata, sempre verticale e faticosa. Adatta a persone fisicamente preparate, già dotate di una buona confidenza con la roccia.
Un cartello all'inizio del percorso ricorda che, nelle due gallerie iniziali è assolutamente necessaria una luce (... al limite anche la torcia del cellulare può bastare!), ma attenzione che dopo periodi particolarmente piovosi, l'acqua all'interno delle stesse può costituire un serio ostacolo.
Altro elemento da non sottovalutare è la scelta delle scarpe: un modello basso, da approach, con suola "grippante" di ottima qualità, rappresenta senza dubbio la scelta migliore, permettendo di eseguire al meglio diversi passaggi "in aderenza" che costituiscono spesso i tratti chiave della salita. Di contro lo scarpone da montagna, super rigido,può non dimostrarsi il compagno più adatto per questo tipo di escursione.
Raccomandiamo l'uso del casco e dell'imbracatura, accompagnata da un kit da ferrata OMOLOGATO; assolutamente niente di "fatto in caso", con dissipatori vecchio stile, o, peggio ancora, semplici sistemi cordino/moschettone!
La ferrata inizia tranquilla, con i due tratti in galleria a cui segue una lunga cengia in cui, un paio di passaggi esposti, fanno già intuire che la faccenda non è adatta a chi soffre il vuoto.
Raggiunta una scala, si cambia musica: da lì ha inizio un tratto davvero verticale ed impegnativo, vero cuore della salita.
Un boschetto, più o meno a due terzi della salita, offre un buon punto di sosta per bere un sorso d'acqua e guardarsi intorno con un po' di calma.
Un'ultima sequenza di tratti verticali e traversi porta al libro di vetta ed alla scaletta che preannuncia a breve la fine della ferrata.


Per il rientro, raggiunto un bivio, si può scegliere di scendere velocemente verso destra alla diga, da dove con un eventuale passaggio si rientra velocemente al punto di partenza, oppure, con più calma, in circa un'oretta (scarsa) si può tornare a piedi alle auto lungo l'antico sentiero che, provenendo da Casso, scendeva in valle del Piave.
Peccato che qualche burlone abbia asportato l'indicazione CASSO alla fine della ferrata che, insieme alla freccia per la DIGA, costituiva un elemento utile all'orientamento ed un divertente bivio da affrontare nella vita!
Di contro, lungo tutto la ferrata, è un continuo fiorire di crocifissi ed immagini sacre ...


Per quanti volessero andare oltre la "semplice ferrata" e capire qualcosa di più di quanto successe la notte del 9 ottobre del 1963, consigliamo due letture davvero appassionanti: "Vajont 9 ottobre 1963 - orazione civile" di Marco Paolini e "Sulla pelle viva" di Tina Merlin.

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